La storia negata è quella che non può essere scritta.
Oggi la storia negata è la cronaca che i giornalisti non possono fare in Ucraina e che non scriveranno mai. Se lo faranno, non sarà comunque a caldo dell’evento e quindi parte dell’efficacia del resoconto sarà stata spezzata.

Già Marc Bloch un secolo fa ragionava sull’informazione data in tempo reale, oggettiva ed efficace. In La guerra e le false notizie. Ricordi (1914-1915) e riflessioni (1921) si legge il resoconto pulito della sua vita al fronte -un momento per tutti: la battaglia della Marna. Da questa esperienza di “cronista” Bloch uscirà con la consapevolezza del proprio mestiere di storico.

Io sono figlia di questa storiografia obiettiva e il fatto che gli accadimenti della mia epoca possano esser trasmessi “senza filtri” mi riempie di orgoglio. La storia viene scritta in tempo reale. Certo, non vivo sempre nell’incanto della informazione pulita. So però che spesso questo è possibile; possibile grazie a persone come Davide Arcuri e Salvatore Garzillo, che ho intervistato non molto tempo fa (delle cose che ci siamo detti potete leggere qui e qui).
Giornalisti e videoreporter come Salvatore e Davide vivono in prima linea per raccontarci in tempo reale cosa capita attorno a noi, cosa capita a kilometro zero -e noi non vediamo, cosa capita in paesi come l’Ucraina, dove da anni un conflitto sta svuotando l’anima di una cultura.

La storia negata oggi: l’Ucraina
In questi giorni, però, ad alcuni giornalisti italiani viene impedito di documentare il conflitto ucraino. Sto scrivendo di domenica, dopo aver visto le testimonianze di Alfredo Bosco, Salvatore Garzillo, Andrea Sceresini raccolte da Sacha Biazzo su Fanpage.it.
Sono venuta a conoscenza della cosa la sera di giovedì, quando Salvatore Garzillo è stato respinto e scortato dai militari fino al confine con la Polonia. Stava tornando in Ucraina, in vista del triste anniversario del 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa. Arrivato, però, ha scoperto di essere in una black list dei servizi segreti Ucraini e bannato dal Paese per i prossimi 5 anni.

Il mattino seguente diversi quotidiani hanno iniziato a denunciare l’accaduto, spesso tramite le parole (scritte) dello stesso Salvatore.
Condividono la sua sorte due giornalisti italiani che si trovavano nel Paese da tempo e chissà quanti altri colleghi. Alfredo Bosco e Andrea Sceresini il 6 febbraio scorso si sono visti sospendere l’accredito militare. Da quel giorno aspettano di essere interrogati dal SBU, i servizi di sicurezza ucraini, e non possono fare il loro lavoro, non sono liberi di girare l’Ucraina.
Ho sempre e solo fatto il cronista, ho mostrato solo quello che vedevo.
Dice Salvatore e come lui i suoi colleghi che dal 2014 documentano la guerra in Ucraina: sono cronisti, non opinionisti. E in virtù di ciò non meritano che il loro lavoro venga impedito, negando a noi di venire informati.
Noi, qui in Italia, attendiamo. Risposte non ne avremo mai, ma speriamo che presto ci restituiscano -con gli interessi– questa storia negata.