Un cerchio che racchiude tre papaveri: ecco l’emblema della famiglia fiorentina dei Bartolini Salimbeni.
Si tratta di una allusione (poco velata) alle origini del motto che lo accompagna: Per non dormire.

Sull’architrave il motto Per non dormire.
Il motto fa da padrone anche nelle finestre del cinquecentesco palazzo di famiglia, in piazza Santa Trinita, oggi sede della Collezione Roberto Casamonti.
Per non dormire si legge anche sul pavimento della cappella gentilizia, nella Chiesa di Santa Trinita, una delle principali basiliche fiorentine. Qui le decorazioni ad affresco e la pala d’altare furono affidate negli anni Venti del Quattrocento a Lorenzo Monaco.

La leggenda attribuisce le basi della favolosa ricchezza dei Bartolini Salimbeni all’astuzia di Benuccio, vissuto nella prima metà del Trecento, quando ancora la famiglia si chiamava solo Salimbeni e abitava a Siena.
Venuto a sapere dell’arrivo di un prezioso carico di lana dal Nord Europa, Benuccio riuscì ad accaparrarselo con uno stratagemma. La sera precedente invitò i “colleghi” mercanti a un sontuoso banchetto. Qui offrì loro del pregiatissimo vino … oppiato.

I concorrenti dormirono benissimo e il mattino dopo non si presentarono alla vendita. Benuccio acquistò l’intero carico di lana. Ciò gli procurò un guadagno così grande da dare il via alla incredibile ricchezza della sua famiglia.

I papaveri dell’arme sono un esplicito riferimento all’oppio. Il motto indica come la fortuna dei Bartolini Salimbeni derivi dal non aver dormito mentre tutti gli altri lo facevano. Per non dormire, pertanto, è la medievale versione del nostro “Chi dorme non piglia pesci”.