La dimora che il papa non abitò mai.
La Rocca di Galliera ha una storia travagliata, fu testimone della rocambolesca vita di Bologna per quasi due secoli. Due secoli nei quali i cittadini difesero con denti e unghie la propria libertà.
Bertrando del Poggetto e la fine dell’autonomia comunale di Bologna
Bertrando del Poggetto nel 1320 arrivò in Italia, affiancato da un bell’esercito di mercenari. Era il legato pontificio, legato (e nipote) di un papa che risiedeva ad Avignone e voleva riappropriarsi del potere nella Penisola.
I primi sette anni «l’angelo della pace» (come lo definì lo zio Giovanni XXII) fece stragi e conquistò metà Nord Italia, ma l’obiettivo vero era impadronirsi di Bologna. Bologna ieri come oggi era un centro universitario brillante e un importante nodo stradale.
La città, però, aveva più paura del Rex Romanorum Ludovico il Bavaro (futuro Imperatore del Sacro Romano Impero) che del papa, quindi si arrese spontaneamente al Legato e gli offrì il proprio governo. La speranza era che questi mettesse pace tra le fazioni interne e si facesse garante delle libertà comunali.

Bertrando, però, attuò una riforma istituzionale che, di fatto, ribaltò gli organi comunali, ne svuotò di contenuto l’autonomia per integrare Bologna nel sistema della politica papale-legatizia. Mentre rinnovava gli organi cittadini, il Legato (ri)conquistava per il papa i territori limitrofi da Piacenza ad Ancona.
Bologna si affermava nella sua triplice natura: era centro regionale, sede del governo legatizio e si apprestava a diventare futura sede papale. Perché sì, nel 1332 il papa avrebbe provato a tornare in Italia, passando da Bologna, o meglio: trasferendocisi, e la Rocca era la dimora a lui destinata.
La Rocca di Bertrando del Poggetto
Già nel 1330 Bertrando aveva dato il via alla “riqualificazione” di Bologna per accogliere il papa. Avviò la costruzione della sede apostolica, cioè del Castello di Porta Galliera, dei lavori nella cattedrale e l’erezione di una cerchia muraria -la terza, di forma poligonale e detta cresta o circla.

In circa due anni la Rocca prese forma: le cronache del tempo riferiscono di una imponenza e di una magnificenza senza uguali. Bertrando si avvalse delle maestranze più abili del territorio e chiamò gli artisti più celebri del momento. Risuona nelle cronache il nome di Giotto che pare avesse dipinto la cappella palatina. A Giovanni di Balduccio, invece, si doveva un polittico marmoreo di cui oggi rimane flebile memoria in alcuni elementi dispersi tra musei.
La Rocca di Galliera e la sua distruzione, anzi, le sue distruzioni.
Nel frangente, la città subiva sempre di più la politica feroce del Legato e veniva spremuta duramente sul piano fiscale e su quello militare. I cittadini tutto questo non lo sopportavano più e il 17 marzo 1334 scoppiò la rivolta. In breve tempo, Bertrando del Poggetto prese la strada di Avignone -diremmo oggi- con la coda tra le gambe, abbandonando il castello e gran parte della sua corte.

Noi bolognesi, si sa, siamo focosi… la fuga di Bertrando del Poggetto non bastava. E così, il 28 marzo i cittadini irruppero nel fortilizio, lo saccheggiarono, torturarono e schernirono i funzionari; nei giorni successivi i bolognesi si accanirono contro quel che era rimasto, lo scheletro delle mura, e per la primavera del 1334 la Rocca di Galliera non esisteva più.
E dall’anno dopo il papa si costruì il Palazzo di Avignone.
La Rocca di Galliera dopo Bertrando del Poggetto
La chiesa del castello sopravvisse ai tumulti e affiancò le costruzioni successive, fino al XVI secolo. Dopo il 1334, infatti, la rocca fu eretta dai papi e distrutta altre quattro volte dai cittadini (1404-1411, 1413-1416, 1436-1443, 1507-1511)! L’ultima costruzione fu quella voluta da papa Giulio II, quando prese in mano il dominio della città. Questa venne abbattuta nel 1511, l’anno in cui i Bentivoglio riuscirono a riprendere il possesso della città per l’ultima, brevissima, parentesi della Signoria bolognese. E annientarono definitivamente il simbolo dell’egemonia papale.



Le macerie accumulate nei paraggi, secondo una leggenda tutta bolognese, andarono a costituire quella collinetta che affianca proprio le rovine, su cui oggi sorge il Parco della Montagnola.
Della Rocca, oggi rimangono a Porta Galliera lacerti di muri dal sapore rinascimentale, ricordo sbiadito, ma efficace, della fortezza cinquecentesca.