
Il Nettuno di Bologna tra arte e storia
Dopo 551 giorni di lavori e 150 restauratori all’opera, lo scorso 22 dicembre la Fontana del Nettuno è tornata in funzione. La città di Bologna ha così riacquisito uno dei suoi simboli -gli altri sono le “Due Torri” e il Santuario della Beata Vergine di San Luca.

La fontana vide la luce a metà degli anni Sessanta del XVI secolo, per volere del vice legato pontificio, il cardinale Pier Donato Cesi. Del disegno del basamento si occupò Tommaso Laureti, mentre il gruppo di sculture fu affidato al fiammingo Jean de Bolougne, italianizzato Giambologna.
Il frutto della collaborazione tra i due artisti e il fonditore Zanobi Portigiani è uno dei più alti esempi della scultura manierista.
Al centro di una vasca in macigno ricoperta di marmo di Verona è presente uno zoccolo sulla cui base poggiano quattro nereidi, le ninfe del mare; altrettanti putti sorreggono dei delfini, simboli del Gange, del Nilo, del Rio delle Amazzoni e del Danubio, cioè dei quattro continenti noti a quell’epoca.
Al centro di questo piedistallo si erge Nettuno, maestoso e monumentale.
Il dio delle acque tende la mano destra contro il vento, quasi come se volesse placare i flutti del mare. Il gesto, in realtà, trasmette un esplicito messaggio di esaltazione del pontefice Pio IV. La divinità pagana vuole essere simbolo del potere politico della Chiesa su Bologna: così come Nettuno domina le acque, il Papa domina il mondo.
Dalla mitologia all’arte
Nell’antica religione romana, Nettuno era il dio delle acque e in particolare delle acque correnti. Venne poi considerato dio del mare, in seguito all’identificazione con il greco Posidone (IV secolo a.C.). Egli era fratello di Giove/Zeus e si pensava che vivesse in uno splendido palazzo nel mare più profondo, dal quale governava le correnti delle acque e le tempeste.
Le feste in onore della divinità, dette Nettunali, si celebravano il 23 luglio: a Roma, lungo le sponde del Tevere venivano costruite delle capanne con rami di alberi sotto le quali rinfrescarsi e oziare e veniva sacrificato un toro. Altrove queste feste erano celebrate con gare equestri; secondo la mitologia greca, Posidone aveva creato il cavallo in occasione della sua contesa con Atena per il possesso dell’Attica e l’animale era simbolo della divinità stessa.
La Fontana del Nettuno di Bologna è da sempre motivo di studio e di spunto per gli artisti che ne hanno incrociato le acque. In virtù di ciò la Fondazione Carisbo e Genus Bononiae hanno allestito due mostre che celebrano l’importanza “idrica” del monumento e il suo valore nella cultura artistica locale, attraverso i disegni dello scultore Enrico Barberi (Bologna, 1850 – 1941).

Nel mondo esistono tre copie esatte della fontana bolognese, soprannominata al Żigànt -il Gigante- in dialetto dai bolognesi: queste si trovano a Palos Verdes Estates (California), a Laeken (Belgio) e a Batumi (Georgia).
E forse non tutti sanno che il tridente che la divinità stringe con energia fu lo spunto per lo stemma della prima Maserati. Nel 1926 uscì la “Tipo 26” su cui apparve il simbolo poi adottato come marchio della casa automobilistica, il tridente del Nettuno bolognese, simbolo di potenza e regalità.