Le sale di Palazzo Strozzi oggi e quelle del Louvre dopodomani, si fanno ospiti di una serie di capolavori affascinante.
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Da sinistra – particolari di Donatello, Madonna Pazzi. Desiderio da Settignano, Olimpia, regina dei Macedoni La locandina della mostra, con Donatello, San Ludovico di Tolosa |
L’indagine delle “radici” dell’arte rinascimentale offre lo spunto per una riflessione storico artistica che parte dalla fine del XIII secolo per arrivare a metà del XV, ed è un trionfo per il benessere. Anche fisico!
Poter passeggiare tra Brunelleschi, Donatello, Andrea del Castagno, Mino da Fiesole.. Masaccio e l’arte antica è un piacere che genera energia ed entusiasmo, soprattutto quando il significato del percorso è chiaro, lineare ed essenziale. L’esposizione La primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400-1460 dà questo piacere, consentendo di seguire con agio il filo di un discorso che presenta le origini del Rinascimento: attorno al “mito” della città di Firenze si snoda un percorso che insegue la riscoperta della classicità da parte degli Umanisti e la sensibilità intellettuale che caratterizzarono la città di Firenze nel Quattrocento.
L’importanza di alcuni pezzi sembra catapultarci in un manuale di storia dell’arte: appena si entra, quasi ci si dimentica di guardare gli esempi due/trecenteschi che ci accolgono, per fiondarsi a guardare le formelle di Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi, Il Sacrificio di Isacco. Visti così, faccia a faccia, stordiscono anche l’animo più ferreo. Il contrasto tra la compattezza compositiva del bronzo di Ghiberti e la spazialità frammentaria di quello di Brunelleschi non hanno bisogno di commenti, stupiscono e basta. E non finiranno mai di lasciare con il fiato sospeso.
Subito sopra, Brunelleschi architetto e la cupola di Santa Maria del Fiore… il tour rinascimentale prende il via.
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Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti Il sacrificio di Isacco, 1401 Firenze, Museo Nazionale del Bargello |
Dopo questo trionfo del sacro, l’immersione nel tema profano e negli studi prospettici è stata sorprendente. Poter dialogare con gli spiritelli di Donatello può esser linfa per lo studio e per il solo godimento estetico: sorrisetti ammiccanti e irriverenti…
La scultura di Donatello & Co. si fa guida d’eccellenza, aprendoci i cantieri di Orsanmichele e del Campanile del Duomo fino ad avviarci alla scoperta delle terracotte invetriate di Luca della Robbia e delle composizioni equilibrate della “Pittura scolpita” di Masaccio, Paollo Uccello, Andrea del Castagno e Filippo Lippi.
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Putto Mictans |
Filo dell’intero percorso è lo stretto rapporto tra l’arte (sopratutto la sculutra) del primissimo rinascimento e quella tardoantica e i due puttini donatelliani si inseriscono a pieno titolo in questo discorso, insieme a una certa ritrattistica che prende il via proprio a Firenze negli anni Venti del Quattrocento, cioè quella delle medaglie e quella dei busti-ritratto. Gli effigiati sono ritratti di profilo, come gli imperatori nelle medaglie di Roma antica, o si fanno scolpire in busti austeri ed eleganti, nelle vesti di grandi condottieri. Con queste opere si passa a intravedere una committenza che a metà del XV secolo era ancora rara, anzi, era peculiarità della città di Firenze, cioè quella dei nuovi mecenati privati. E a fine percorso ci si imbatte in questi personaggi fieri, sicuri di sè e del proprio ruolo, come era la Firenze oligarchica dei de’Medici.
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Gli Spiritelli reggicandela di Donatello |
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Palazzo Strozzi a Firenze |