Cinque secoli dopo la morte di Leonardo da Vinci
La leggenda narra che alla morte di Leonardo da Vinci il re Francesco I fosse al suo capezzale, presso il Castello di Clos Lucé a Cloux. In realtà il sovrano francese si trovava a Saint-Germain-en-Laye e apprese la notizia direttamente da Francesco Melzi, pittore e fedelissimo collaboratore del Maestro. Si chiudeva, quel 2 maggio 1519, la straordinaria vita di un artista dall’ingegno eccezionale e di uno scienziato dalla creatività incontenibile.
In Italia il calendario di mostre, eventi, concerti che ricordano questo anniversario è fittissimo; a ciò si aggiungeranno iniziative didattiche e l’emissione di francobolli commemorativi. In Francia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella farà visita alla tomba di Leonardo insieme al suo omologo francese Emmanuel Macron. Il primo di una serie di atti ufficiali che consacrano, ancora una volta, il genio di Leonardo da Vinci.
Una breve nota biografica
La notizia della nascita fu annotata dal nonno Antonio su un antico libro notarile trecentesco, usato come raccolta di ricordanze della famiglia. Se per tanti suoi coetanei le notizie della nascita sono incerte, per Leonardo non ci sono dubbi. Egli nasce a Vinci il 23 aprile 1452 alle 21:40 da una relazione illegittima tra il notaio Piero da Vinci e Caterina, una donna di estrazione sociale modesta.
Il bambino segue la famiglia del padre a Firenze, dove inizia la sua dirompente carriera nel mondo delle Arti. Quindicenne va a bottega da Andrea del Verrocchio e qualche tempo dopo inizia a frequentare il Giardino di San Marco. Quella sorta di accademia d’arte allestita da Lorenzo il Magnifico è la sua prima palestra, nella quale si allena studiando la scultura classica e confrontandosi con i “colleghi”.

Nel 1482 si trasferisce a Milano, a servizio del duca Ludovico Sforza, detto il Moro. Qui vivrà 17 anni, durante i quali amplierà i suoi interessi in ogni direzione, progettando macchine da guerra e dedicandosi agli studi anatomici.
Nel 1499, dopo l’invasione francese del Ducato di Milano e la caduta di Ludovico il Moro, Leonardo è alla ricerca di un nuovo mecenate. Da qui, per 16 anni, si sposta attraverso l’Italia, passando per Mantova, Venezia, Roma e tornando per brevi periodi a Milano e Firenze.
Nel 1516 Leonardo trova nel re di Francia Francesco I il mecenate più fiero e generoso. Il sovrano è colto e raffinato, ama profondamente l’arte italiana e lo dimostra a più riprese (a lui si deve la committenza delle celebri decorazioni del Castello di Fontainebleau), affidandogli incarichi prestigiosi. Inoltre, lo insignisce del titolo di primo pittore, ingegnere e architetto del re, offrendogli una cospicua pensione.

Sono, quelli francesi, gli anni forse più sereni per Leonardo. Egli può portare avanti i propri studi e le ricerche scientifiche e al contempo dipingere senza il peso di un mecenate invadente o l’angoscia di una dimora incerta.
Questo ultimo periodo sembra la parafrasi di una sua celebre frase, appuntata 30 anni prima della morte nel Trattato della Pittura
Sì come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire
Tra Arti e Scienze
I capolavori che lo rendono familiare a tutti hanno fama mondiale, così come i suoi studi in certi ambiti della scienza hanno dato il via ad alcuni rami della medicina moderna.
Quello che ci affascina ancora oggi è soprattutto la complessità della personalità di Leonardo: la vastità dei suoi interessi è impressionante. Ha sperimentato, studiato, affrontato e scritto degli argomenti più vari, dalle scienze alle arti, eccellendo in ogni contesto.
Sono numerosi i trattati che ci ha lasciato: dalla pittura, alla medicina, alla meccanica. Si tratta di testi che ancora oggi ci stupiscono per la modernità di certi pensieri e per il coraggio di diversi progetti.
Negli studi di anatomia è stato un precursore, attraverso il disegno meticoloso delle proporzioni nel corpo degli uomini e degli animali; egli si reso conto dei rapporti meccanici e dei movimenti. Da qui il salto alla fisiognomica è stato naturale. Egli ne ha scoperto le più lontane caratteristiche, ragionando profondamente sopra l’espressione dei moti dell’animo.
I dipinti di autografia certa non arrivano alla ventina. Una manciata, se si pensa alla fervente attività di Leonardo. Bastano, però, a consacrare il genio all’Olimpo della pittura.
Immagini radicate nella memoria di tutti che danno a ciascuno di noi un’idea chiara ed efficace della pittura di Leonardo da Vinci in quanto
Il pittore è per lui il chiaro occhio del mondo, che domina tutte le cose visibili.
(Heinrich Wölfflin)